111 - OPERE DI MASSIMO TURLINELLI di Giovanna Cardini

È dovere del pittore essere completamente preso dalla natura e usare tutta la sua intelligenza per esprimere il sentimento, in modo che la sua opera sia intelligibile agli altri, scriveva più di un secolo fa Vincent Van Gogh, straordinario cultore del disegno inteso come genesi d'ogni opera pittorica. Fedele alla stessa convinzione, l'artista contemporaneo Massimo Turlinelli fa del disegno rigoroso l'architettura di tutto il suo lavoro, quel progetto magico ed alchemico attraverso il quale è possibile dar corpo ad un'immagine tracciando segni e linee su una superficie di supporto; e non è un caso se Turlinelli, che niente improvvisa, attinge i s-oggetti preziosi delle sue opere direttamente dalla natura. Campi o cieli, soprattutto, offerti allo spettatore in infinite possibilità e frutti, pini e cipressi visti da vicino e da lontano, interi o sezionati, capovolti. A volte, l'immagine di riferimento si perde completamente nello sfondo, e lascia il posto a grovigli di fili colorati e indistinti di forte impatto visivo ed anche emotivo. Con matite esclusivamente rosse, gialle e blu, l'artista segna i rapporti tra le forme e lo spazio, mentre i colori cambiano per come sono accostati, o sovrapposti, e in base all'intensità con la quale sono stesi. Consapevole del tempo che occorre per realizzare le sue complesse raffigurazioni, Turlinelli sembra voler richiamare lo spettatore ad una meditazione intesa come ritorno a sè stessi, alla distanza tra ciò che è e ciò che sembra: i suoi disegni, che l'occhio può percepire come dipinti, hanno il sapore di lettere mai spedite, utilizzate per descrivere metaforicamente un sogno perfetto, conosciuto e comunque misterioso, interrogato a lungo e poi messo in scena ben 111 volte. Con passione e pazienza.

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