EMOZIONI POLICROME di Franco Manescalchi

È veramente raro trovare un artista come Massimo Turlinelli che realizza, con l'uso della matita e del pastello, opere il cui risultato è analogo all'uso dei colori a olio o acrilici. Campiture levigate e translucide, frutto di una perizia estrema, volta a recuperare e mettere a piena luce le icone profonde dell'animo. Perchè di questo si tratta, di icone fatte emergere con la pazienza del segno divenuto disegno che, per un'alchimia interiore dell'artista, risolve l'essenzialità del tratto e urgenza del colore, tipiche del processo grafico, in vere e proprie campiture pittoriche. Il procedimento atipico dà luogo così ad una stupefacente singolarità espressiva in cui il controllo del mezzo esercitato nel tempo della realizzazione dell'opera è in funzione della messa a fuoco delle immagini lievitate da un mondo esterno interamente assorbito e metabolizzato come figurazione di un moto di coscienza all'interno del subconscio. Premesso questo apprezzamento sulla tecnica espressiva, per quanto appena anticipato, è chiaro che l'artista si muove in ambito surrealista, non privo di simboli inquietanti di doppia valenza come i bifidi mause follicoli o come gli alberi al maschile e al femminile che seguono dinamiche spazio relazionali. Ne deriva un universo che, all'occhio attento dell'osservatore, denuncia la necessità di un riscatto, come a dire che queste icone non appartengono al mondo dei sogni ma ad un più di coscienza proprio dell'artista il quale mette a nudo con le sue allegorie ciò che sta sotto l'omologante estetica della vita moderna, ricomponendo così col suo assiduo operare, nella sintesi di un contatto contrasto, bellezza e verità.

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